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Cantieri antropologici / Grafie

Mercoledì 17 aprile alle 14, nell'aula L di Palazzo Pedagaggi (Dipartimento di Scienze politiche e sociali), conversazione con Chiara Scardozzi, autrice del progetto fotografico "Honhat - Il Nome della Terra"

Mercoledì 17 aprile prende il via al Dipartimento di Scienze politiche e sociali la manifestazione "Cantieri antropologici tra Grafie, Scatti, Corpi, Visioni" curata dall'antropologa Mara Benadusi, docente di Discipline demo-etno-antropologiche al Dsps dell'Università di Catania e presidente della Società Italiana di Antropologia Applicata.

Il primo incontro è in programma mercoledì 17 aprile alle 14, nell'aula L di Palazzo Pedagaggi (Via Vittorio Emanuele II, 49 - 3° piano): Mara Benadusi e Carmelo Nicosia dialogano con Chiara Scardozzi, dottore di ricerca in Discipline demo-etno-antropologiche all’Università di Roma “La Sapienza” e autrice del progetto fotografico "Honhat - Il Nome della Terra".

Il progetto fa parte di un ampio lavoro di ricerca etnografica riguardante i diritti alla terra e le rivendicazioni territoriali dei popoli indigeni e delle famiglie rurali nella regione del Gran Chaco

Il Gran Chaco costituisce la maggiore area boscosa del continente latino-americano dopo l’Amazzonia. In Argentina rappresenta la più estesa area forestale del Paese e la più pregiudicata da politiche di sfruttamento irrazionale del patrimonio ambientale e delle risorse naturali, che compromettono la sua importante biodiversità, eterogeneità sociale e diversità identitaria, minacciando l’esistenza stessa dei suoi abitanti. Il viaggio verso la regione del Gran Chaco è un percorso di rottura: qui il Nord è un Sud, una geografia dai poli invertiti, un ordine transitorio, complesso, mutevole.

Nel 2015, "Honhat - Il Nome della Terra" viene selezionato per il festival internazionale di fotografia “Paraty Em Foco” (Brasile), pubblicato su Visual Ethnography vol.4 n.1, finalista nel programma Lucie Foundation Scholarship (U.S.A.) e scelto nel 2016 per “Les rencontres de la Asociation de Recherche et production d’images en anthropologie et art” (Francia). Nel 2017 è stato pubblicato su National Geographic Italia.

Il tema della manifestazione

In una delle sue più amate Lezioni americane, “La fantasia è un posto dove ci piove dentro”, Italo Calvino parlava della natura dell’immaginazione. Abituato com’era a nutrirsi di visioni, immagini, parole - incluse le terzine di Dante a cui ruba dal piatto la metafora (“Poi piovve dentro a l'alta fantasia"), Calvino aveva di che insegnare sull’argomento. Partendo dalla lettura e arrivando fino al cinema mentale, il cinema che ci facciamo nella testa quando ricreiamo una scena con immagini che sembrano pioverci dentro, intendeva evocare la presenza di uno spazio non-prefabbricato dell’immaginazione che assumesse la forma di una sorta di luogo interno e al tempo stesso aperto all’interferenza degli elementi… Che altrimenti piovere non ci pioverebbe, no? Per aprire le stanze della scrittura a un’intelligenza immaginativa non banale e ripetitiva, per lui c’erano due vie: o “riciclare le immagini usate in un nuovo contesto che ne cambi il significato” oppure “fare vuoto e ripartite da zero”…

I "cantieri antropologici" muovono da domande simili. Come riattivare le potenzialità dell’immaginazione antropologica perché si possa esprimere con pienezza nei tempi attuali? Il tipo di risposte proiettive che l’esperienza etnografica suscita nei suoi fruitori possono essere paragonabili a quelle descritte da Calvino? Che succede, per esempio, se entriamo nel terreno di ricerca di un antropologo o un’antropologa accompagnati da segni grafici, gesti, immagini, visioni? Questi mezzi di comunicazione - alcuni più consueti per la disciplina, il film etnografico, la fotografia, la performance, altri nuovi come il graphic novel o la fiction - riescono a creare nel pubblico un’immagine più vivida e intensa non solo dei luoghi e delle persone ma anche dei problemi con cui la ricerca antropologica si confronta?

Insomma, facendo uso dell’immaginazione (corporea, visuale, grafica), gli antropologi possono utilizzare la loro risorsa più preziosa, l’esperienza di campo, per suscitare risposte immaginative anche negli altri, battendo al ritmo della pioggia?

Gli altri eventi

VISIONI / "After prayers - Film etnografico" di Simone Mestroni (6 maggio 2019)

GRAFIE / "Il Re di Bangkok - Ethno-graphic novel" di Claudio Sopranzetti (6 giugno 2019)

CORPI / "L’urlo dell’Asino - Talk e proiezioni" con Michael Taussig, Isabella Mongelli e Jasmine Pisapia (ottobre 2019)

In collaborazione con: Università di Catania (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali / CDL in Storia e Cultura dei Paesi Mediterranei) / Progetto PRIN "Eco-frizioni dell'Antropocene" / Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) / Accademia di Belle Arti di Catania / Abadir, Accademia di design e arti visive di Catania / Impact HUB Siracusa / Trame di Quartiere, Catania.

(17 aprile 2019)

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