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Catania, Palermo e le loro periferie

Venerdì 28 novembre alle 10, a Villa Citelli, incontro culturale e dibattito sui quartieri Librino e Zen, organizzato da Circuiti Culturali
Zen (Palermo) Librino (Catania)

Venerdì 28 novembre alle 10, alla Casa della Cultura - Villa Citelli (via Tomaselli 31) si terrà un  incontro culturale e dibattito dal titolo Catania, Palermo e le loro periferie. Librino e lo Zen: due casi a confronto, organizzato dal settore  Circuiti Culturali dell'Università di Catania.

L'incontro prevede la presentazione di una serie di relazioni sullo stato delle periferie. A introdurre e coordinare gli interventi sarà Sara Gentile, delegato ai Circuiti Culturali. Interverranno Andrea Sciascia, docente dell'Università di Palermo, con una relazione su Periferie e frammenti di città. Palermo e la questione del quartiere Zen 2; Giuseppe Dato, preside della facoltà di Architettura dell'Università di Catania, con una relazione su Periferie urbane e nuove forme insediative; Ferdinando Fava, docente dell'Università di Padova, con una relazione su Le parole, il cemento, gli uomini: lo Zen di Palermo e la produzione sociale della marginalità urbana; e infine Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, con una relazione su La politica della bellezza.

Durante l'intervento di Antonio Presti verranno proiettati due cortometraggi dal titolo Storia della Fiumara e sull'evento 500 spot per Librino.


CATANIA: LIBRINO, LA “CITTA’ SATELLITE”. La progettazione del quartiere di Librino, a Catania, fu prevista dal Piano Regolatore Generale di Luigi Piccinato, adottato nel 1964 e approvato nel 1969. Il progetto originale prevedeva l'accoglienza di circa 60.000 abitanti in un sistema moderno costituito da grossi anelli delimitati da larghe strade e isole alberate, nonché strutture sociali, scolastiche, religiose e amministrative tali da renderlo perfettamente autonomo dalla città.

Nel 1970, in esecuzione del decreto dell'assessorato regionale allo Sviluppo Economico, il Comune di Catania affidò al Gruppo Kenzo Tange e Urtec di Tokio la redazione di un piano particolareggiato e all'Italstat l'effettuazione degli studi preliminari. Il progetto di Tange fu consegnato nel 1972 e reso esecutivo come Piano di Zona nel 1976. Esso prevedeva anche la realizzazione di alcune lingue di verde, specificatamente dedicate ai vari gruppi di stabili abitativi e di un vasto parco di 31 ettari, un'area, dunque, di dimensioni tali da diventare meta di gite fuori porta per i cittadini catanesi.

Librino, insomma, era stata pensata fin dall'inizio come una sorta di new town, collegata al centro da un asse viario. Il risultato fu «un'autostrada con le case attorno, in cui socializzare era complicato. Un progetto inespresso e incompiuto. Un quartiere che però non ha abbandonato la sua peculiarità rurale e in cui ancora oggi è possibile vedere mandrie di pecore che brucano l'erba».

I primi problemi nacquero quando ci si accorse, in ritardo, che la zona prescelta risentiva del grosso problema del forte inquinamento acustico prodotto dall'andirivieni degli aerei che decollavano e atterravano nel prospiciente Aeroporto di Catania-Fontanarossa; inoltre, da un punto di vista climatico e ambientale, la zona non era molto amata dai catanesi, essendo lontana dall'Etna. È evidente che non si poteva pensare ad un insediamento abitativo di pregio e di livello elevato, tanto che il quartiere modello finì per degradarsi a insediamento di case popolari e cooperative edilizie. A ridosso della zona, inoltre, a partire dai primi anni Settanta, si era sviluppata la costruzione di case abusive ai margini dei quartieri Fossa della Creta e San Giorgio, ambedue confinanti con Librino.

Il progetto venne quindi disatteso in diversi punti, fino ad essere completamente stravolto. Inizialmente fu necessaria una variante progettuale, poiché l'altezza di alcune torri previste non era compatibile con il corridoio di discesa di sicurezza degli aeromobili nell'attiguo aeroporto di Fontanarossa. In seguito, le varianti divennero una prassi; proseguiva la massiccia edificazione abusiva e la cattiva gestione del territorio da parte delle amministrazioni locali. Dopo decenni di abbandono e degrado dei pur moderni edifici e delle strutture urbanistiche del quartiere, negli ultimi anni c'è stata un'inversione di tendenza che ha portato un relativo miglioramento della viabilità e dei collegamenti con il centro cittadino.

All'interno del quartiere si distinguono alcune cooperative edilizie decisamente ribelli al fatto che Librino sia ritenuto sinonimo di delinquenza e sporcizia. Sono inoltre presenti numerose associazioni civiche, culturali e di volontariato, che si battono per il riscatto del quartiere che, attualmente, conta circa 70.000 abitanti.


PALERMO: LO ZEN. Lo Zen (acronimo di Zona Espansione Nord) è un quartiere di Palermo, interamente costituito da fabbricati di edilizia popolare, suddiviso in due aree con diverse caratteristiche costruttive, comunemente definite come "Zen 1" e "Zen 2".

Esso sorge a partire dal 1969 per opera dell'Iacp palermitano su progetto dell'architetto Vittorio Gregotti, oltre la cerchia della periferia urbana allora in piena espansione, a tutt'oggi risulta un'entità separata rispetto alle aree circostanti. I fabbricati si caratterizzano per la loro peculiare struttura architettonica (cosiddette insulae). Alla vastità e all'intensività dell'insediamento di edilizia popolare, si aggiunsero ritardi burocratici e disattenzione politica che portarono ad una occupazione non legittima degli alloggi e alla mancata realizzazione di molte fondamentali opere di infrastrutturazione primaria e secondaria: in gran parte del quartiere mancano perfino le fognature. A ben poco è servito l'insediamento nel quartiere di una struttura sportiva (velodromo "Paolo Borsellino") e il cambiamento di denominazione negli anni '90.

Il quartiere è afflitto da gravi problemi di degrado architettonico (per la quasi totale assenza di manutenzione sui fabbricati) specchio del pesante degrado sociale, con alti tassi di dispersione scolastica e microcriminalità. Nonostante le varie denunce dei media e l'impegno delle istituzioni scolastiche, religiose e del volontariato, la situazione del quartiere rimane allarmante, tanto da spingere il noto architetto Massimiliano Fuksas a proporne la demolizione, assieme agli altri agglomerati periferici degradati d'Italia (come Corviale a Roma).

Fonte: Wikipedia

(28 novembre 2008)


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