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«Mi lasci dire». La conversazione nei galatei

​Lunedì 22 maggio alle 17, nella sala conferenze della Fondazione Verga, presentazione del volume di Giovanna Alfonzetti

Lunedì 22 maggio alle 17, nella sala conferenze della Fondazione Verga (via Sant’Agata, 2 - Catania), si presenta il volume "«Mi lasci dire» - La conversazione nei galatei" (Bulzoni, 2017) di Giovanna Alfonzetti.

All'incontro del ciclo “Quattro volumi per quattro autori”, organizzato in collaborazione con il dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania, interverranno gli accademici della Crusca Gabriella Alfieri e Ugo Vignuzzi.

Il libro. “L’arte di conversare è per lo meno la metà dell’arte di vivere.” Per questo la conversazione ha un ruolo centrale nei galatei di tutti i tempi e nelle odierne teorie pragmatiche sulla cortesia. Il libro ripercorre un lungo arco cronologico, dal Galateo di Giovanni Della Casa (1558) sino ai tanti galatei che si continuano a scrivere ancora oggi. Si ricostruisce così l’insieme di consigli, raccomandazioni e divieti che regolamenta la conversazione cortese: l’avvicendamento dei turni di parola, le interruzioni e i silenzi; la comunicazione non verbale, cioè tono di voce, sguardi, espressioni del volto, gesti, distanze; l’ascolto; la scelta del lessico e degli argomenti. Emergono inaspettate, e per certi aspetti sorprendenti, persistenze, al di là delle ovvie differenze tra galatei di epoche diverse. Si delinea così un modello di conversazione ancora oggi attuale: non interrompere, non parlare troppo ma neanche restare troppo a lungo in silenzio; non gridare ma nemmeno bisbigliare; saper ascoltare; non gesticolare come una marionetta ma neppure restare fermi e impassibili come un automa; non avvicinarsi troppo all’interlocutore; evitare parole e argomenti tabù; scegliere temi che favoriscono la partecipazione e l’accordo, e non quelli che generano conflittualità, come politica o religione, o che suscitano repulsione o semplicemente noia, fastidio e disagio; non parlare sempre di sé ma lasciare spazio agli altri. Molti di questi “precetti” trovano una qualche corrispondenza nei modelli teorici sulla cortesia, dai quali ci si aspetterebbe una prospettiva puramente descrittiva. Eppure nelle questioni etiche e sociali – cui pertiene la cortesia – la linea di demarcazione tra norme descrittive e prescrittive è difficile, se non impossibile, da tracciare.

L'autrice. Insegna Linguistica italiana al dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. I suoi interessi scientifici rientrano soprattutto nell’ambito della sociolinguistica e della pragmatica. In particolare ha approfondito le funzioni del code switching tra italiano e dialetto nel discorso (Il discorso bilingue, Milano, Franco Angeli 1992, rist. 2012), il ruolo del dialetto nel linguaggio dei giovani (I giovani e il code switching in Sicilia, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani 2012); la costruzione non standard della frase relativa nella lingua parlata (La relativa non standard. Italiano popolare o italiano parlato?, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani 2002), lo scambio dei complimenti nella conversazione (I complimenti nella conversazione, Roma, Editori Riuniti University Press, 2009).

(22 maggio 2017)

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