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Salome

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In scena fino al 28 maggio, al Teatro Massimo Bellini di Catania, dramma musicale in un atto, tratto dall'omonimo dramma di Oscar Wilde

Andrà in scena fino al 28 maggio, al Teatro Massimo Bellini di Catania, Salome, dramma musicale in un atto tratto dall'omonimo dramma di Oscar Wilde.

La produzione di Salome punta all’eccellenza con il nuovo allestimento firmato integralmente – regia, scene e costumi – da un nome prestigioso come Pier Luigi Pizzi. Nella medesima ottica a concertare la partitura di Richard Strauss è stato chiamato un direttore del calibro di Günter Neuhold, alla testa dell’Orchestra del Bellini.

In palcoscenico agisce un cast internazionale di specialisti che annovera il soprano Jolana Fogasova nel ruolo del titolo, il tenore Arnold Bezuyen (Erode), il baritono Sebastian Holecek (Jochanaan), il soprano Janice Baird (Erodiade), il tenore Karl Michael Heim (Narraboth).

Pizzi, regista, scenografo e costumista tra i maggiori della nostra epoca, da oltre sessant’anni protagonista del panorama teatrale internazionale, affronta per la seconda volta, nel corso della sua carriera, la messinscena dell’atto unico di Richard Strauss, opera di particolare spessore drammaturgico vista la scelta del compositore di mettere in musica direttamente il testo di Oscar Wilde (nella traduzione tedesca di Hedwig Lachmann).

Una data da ricordare, quindi, il debutto avvenuto al Konigliches Opernhaus di Dresda il 9 dicebre del 1905. Oltre un secolo dopo, intatta è la forza del connubio tra la musica di Strauss e il dramma poetico di Wilde. La partitura trascorre tra l’estenuazione decadente e i primi accenti espressionisti per rivisitare il racconto biblico della decapitazione del Battista, conseguenza nefasta della passione che accende la figliastra e nipote del tetrarca Erode per il profeta imprigionato nella reggia.

La giovane vive con noia il disagio della sua condizione pur privilegiata: la madre Erodiade ha sposato appunto il cognato Erode, fratello del marito, e Salome mal sopporta lo sguardo concupiscente del padre-zio. Invece monta in lei un erotismo cogente verso Jochanaan che la rifiuta, una voluttà che esplode nel crescendo ossessivo della "danza dei sette veli" e si ostina nella richiesta dell’esecuzione del prigioniero, fino alla sensuale e folle necrofilia del bacio impresso sulla bocca della testa mozzata.

Lo spettacolo viene eseguito in lingua originale con sopratitoli in italiano e inglese. Info: www.teatromassimobellini.it

(23 maggio 2017)

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