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Rĕlĭquĭae

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Dal 27 gennaio al 13 marzo, nello spazio On the Contemporary a Catania, in mostra il tema della reliquia indagato da sei autori contemporanei

Dal 27 gennaio al 13 marzo, nello spazio On the Contemporary a Catania (Piazza Manganelli, 16), sarà presentata la mostra Rĕlĭquĭae, con testi di Luciana Rogozinski e Paolo Emilio Antognoli. 

La mostra Rĕlĭquĭae apre in concomitanza con la Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah. Caedis reliquiae, i sopravvissuti al massacro (“Ab Urbe Condita”, Tito Livio), una sezione del progetto costituita dal documento video Birkenau Nachtkampf di Zygmunt Piotrowski, ne rappresenta la parte più toccante.

Ma il progetto Rĕlĭquĭae - con opere di Alessandro Costanzo, Michel Couturier, Anna Guillot, Domenico Mennillo, Zygmunt Piotrowski-Noah Warsaw e Ampelio Zappalorto - incentrato in senso lato sul sacro, in particolare sulla specifica dimensione laica,  si configura per questi artisti come il segmento della propria ricerca filosofico-esistenziale ed estetica maggiormente caratterizzato da un carattere etico.

Gli artisti 

Si tratta di artisti eterogenei dal punto di vista dei linguaggi e dei contenuti, sotto il profilo generazionale e della provenienza geografica.

Alessandro Costanzo lavora sulla metafora del divenire dell’esperienza e dell’attività creativa (installazione e fotografia) riferendosi allo scorrere delle acque. 

Il belga Michel Couturier, impegnato nello scandaglio sensibile e arguto dei luoghi, trae dal personale reliquiario profano visioni di quasi-relitti dello scenario urbano. Nel caso della presente mostra però i segni oro su carta sono riferiti al mito di Proserpina e allo spirito dei luoghi di Sicilia. 

Anna Guillot insiste sull’oggetto come reperto, e sul libro che lei stessa decostruisce e sublima, in un rimando tra negazione concettuale e frammentazione materiale, di ambiguità giocate tra il porre e il trasporre. 

Domenico Mennillo esprime uno stadio cruciale della sua complessa speculazione filosofico-poetica multidisciplinare, fra teatro ambientale, architettura, parola e arte. 

Il polacco Zygmunt Piotrowski-Noah Warsaw, la cui operazione estetica ricerca una nuova disciplina nell'arte dell'immagine sacra, conia la dicitura inedita per la storia dell'arte, quella di "icona performativa”. 

Ampelio Zappalorto traduce da tempo in forma oggettuale un grumo misterioso e problematico sul tema del doppio, con la forza dell’ironia che caratterizza il suo lavoro, qui per Rĕlĭquĭae però traslata in una morigerata forma poetica.

Info: tel. 334 982 1594 - mail: onthecontemporary@gmail.com

(27 gennaio 2020)

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