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La città di plastica nel giardino dei sogni

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Dal 25 al 30 novembre, al Teatro Musco di Catania, in scena produzione della Compagnia della Luna, per la Stagione 2013/2015 dello Stabile

Dal 25 al 30 novembre, al Teatro Musco di Catania, andrà in scena La città di plastica nel giardino dei sogni, una produzione della Compagnia della Luna, per la Stagione 2013/2015 dello Stabile.

Il Teatro Stabile di Catania inaugura il cartellone del Musco in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, portando sul palcoscenico uno spettacolo intenso, drammatico, che spinge alla riflessione su una tematica di estrema attualità e importanza, tragiche storie di abusi e diritti violati

 La pièce è scritta a quattro mani dai giornalisti Silvia Resta e Francesco Zarzana. La  regia è di Norma Martelli. Sul palcoscenico, protagonista assoluta, sarà l'attrice Claudia Campagnola, mentre la poesia di Forough Farrokhzad è stata registrata da Antonella Civale.

Tre donne contemporanee. Neda, Hanifa e Rose. Tre voci dalle cronache dei nostri tempi. Dall'Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime. Grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentata la morte, il suo nome è velocemente diventato un grido di protesta in tutto il mondo, scandito dagli oppositori al regime. In persiano Neda significa "voce" o "chiamata" e per questo il suo nome è diventato la "voce dell'Iran" e il suo volto, un simbolo di tutti i manifestanti per la democrazia.

Dall'Afghanistan, la storia di Hanifa. Volti sofferenti e sguardi di paura, sono quelli della schiavitù in cui sono ridotte, poco più che bambine, le donne afgane vendute dai loro padri a mariti troppo vecchi, troppo violenti. E' lo strazio di migliaia di giovanissime ragazze che per sfuggire ai matrimoni combinati, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà.

Dal Kenya, l'ultima protagonista: si chiama Rose. Come le rose che lei va a tagliare nelle serre sul lago Neivasha. Le giovani tagliatrici, prive di qualsiasi protezione, sono costrette, per pochi dollari, a respirare polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno, sotto i teloni trasparenti a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d'amore.

(25 novembre 2014)

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