Venerdì 7 novembre alle 10, al bookshop del Monastero dei Benedettini, si presenta il volume a cura di Aldo Nicosia (Università di Bari) "Ho ancora mani per scrivere - Testimonianze del genocidio a Gaza" (Edizioni Q, 2025).
La presentazione è moderata da Salvatore Marano, componente del DIGA (Osservatorio permanente su Diseguaglianze, Informazione, Guerra, Ambiente) e professore associato di Letterature anglo-americane al Dipartimento di Scienze umanistiche. Alla presentazione si alterneranno le letture di alcune poesie e racconti contenute nel libro.
L’iniziativa è curata dal Diga in collaborazione con Officine Culturali.
Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’associazione Gazzella che opera nella striscia di Gaza a sostegno della popolazione civile.
Il volume è la traduzione italiana del volume omonimo curato da Samer Al-Majali e pubblicato da Tadween House di Amman. Si tratta di un'antologia di 222 testi brevi che testimonia di prima mano l’orrore consumatosi a Gaza fra l’autunno del 2023 e a quello del 2024, e che purtroppo non sembra avere fine malgrado la fragile tregua di questi giorni.
Scritto da gente comune, che nel tentativo di fare fronte alle difficoltà del momento si è avvalsa in larga parte delle piattaforme social per fare sentire al mondo la sua voce, il mosaico corale di un popolo travolto dal criminale progetto di pulizia etnica del governo israeliano raccoglie testimonianze del presente e testi della memoria, e a pagine diaristiche e autobiografiche alterna preghiere, appelli richieste di aiuto, denunce, e perfino i versi delle elegie scritte dai sopravvissuti per le vittime innocenti del genocidio.
Scrive nell'introduzione Aldo Nicosia, il docente dell’Università di Bari che ha coordinato il lavoro di traduzione di ben quaranta arabisti, come il volume voglia essere in primo luogo una testimonianza, e aggiunge come la circostanza per cui in arabo la parola “testimone” — shàhid — abbia la stessa radice etimologica di shahìd, “martire”, metta i lettori madrelingua nella condizione di apprezzare come il semplice slittamento in avanti di un accendo riunisca in una sola figura “chi testimonia la fede o i propri ideali, sfidando la persecuzione, la prigionia, la tortura e la morte“.
In copertina, l’opera “Movement” di Mohammed Alhaj, annuncia la presenza, a corredo del volume, dei lavori di artisti palestinesi che sono ancora prigionieri e vittime dei bombardamenti a Gaza (Azza Shaikh Ahmad, Maisara Barud, Kholoud Hamad, Rufaida Sehwail). Le testimonianze grafiche che dialogano coi testi aprono uno spiraglio di speranza nella immensa tragedia in corso e rivolgono un appello alla solidarietà internazionale che nell’ultimo anno ha sostenuto la causa palestinese.
(07 novembre 2025)